Siamo negli anni ‘40: l’importanza dell’innovazione visiva in Citizen Kane farà da apripista al genere noir e segnerà per sempre il futuro del cinema. Quarto Potere è un film del 1941 scritto, diretto, prodotto e interpretato da Orson Welles, la cui fotografia è stata curata da Gregg Toland. Possiamo considerarlo un film rivoluzionario sotto molteplici aspetti e se ne potrebbe studiare ogni singola inquadratura poiché nulla, nella fotografia di quest’opera, è stato lasciato al caso.
Gregg Toland, Direttore della fotografia statunitense
In due ore il film condensa tutta la cinematografia precedente e anticipa buona parte di quella futura. Un contributo grandissimo è proprio quello del Direttore della fotografia, Gregg Toland, che viene riconosciuto ad Hollywood come uno dei più grandi sperimentatori di soluzioni tecniche. Aveva già lavorato in film famosi e appena scopre che Welles lo vorrebbe con sé, accetta subito, perché intuisce che con un regista senza esperienza avrà più libertà di sperimentare. In effetti porterà sul set molte idee che aveva elaborato e tenuto da parte negli anni.
Welles è entusiasta perché le innovazioni visive vanno di pari passo con le innovazioni che vuole apportare al racconto.
Si creano oltre 100 set, si costruiscono soffitti di garza dietro cui nascondere microfoni e luci, si aprono botole nel pavimento per fare riprese dal basso, si usano sfondi disegnati combinati con oggetti reali, per dare l’illusione di enormi spazi come nel palazzo di Kane. Quello che oggi si farebbe molto semplicemente con l’uso di green screen e chroma key, all’epoca richiedeva una fenomenale inventiva e una grandissima capacità tecnica.
Anche se la trama, creata con la collaborazione dello sceneggiatore Hermann Mankiewicz, è ispirata a figure come il magnate della stampa William Randolph Hearst, il protagonista Charles Foster Kane è un personaggio simbolico, rappresentativo di qualunque potentato mediatico-economico. In un periodo in cui Hollywood tendeva a narrare storie più convenzionali, Welles osa raccontare un personaggio complesso, privo di eroismo, reale e quasi “scomodo” e lo fa con una struttura narrativa innovativa, piena di flashback e punti di vista soggettivi, abbandonando la linearità ed il lieto fine.
La libertà concessa dalla RKO e la collaborazione con il direttore della fotografia Gregg Toland consentono a Welles di sperimentare con tecniche che lasceranno il segno nella storia del cinema: il deep focus, che rende tutto nitido dal primo piano allo sfondo, la narrazione visiva basata sul gioco di luci e ombre e sulle angolazioni estreme, le dissolvenze incrociate per mostrare il passaggio dal passato al presente.
L’uso della macchina da presa libera, ottenuto grazie alla nuova e maneggevole Mitchell BNC, consente movimenti fluidi, che erano quasi impossibili con le cineprese precedenti.
Gli effetti visivi furono creati da due dei più grandi esperti dell’epoca, Vernon L. Walker e Linwood Dunn che, insieme o separatamente, hanno lavorato ad una serie di film, da King Kong a La scala a chiocciola, a vari film di Hitchcock fino alla serie di Star Trek.
Qualche anno prima era apparso un nuovo tipo di cinepresa, nata per le riprese dei cinegiornali, che oltre ad essere di estrema qualità nella meccanica era anche silenziosissima e più maneggevole. Fino a quel momento le cineprese erano molto rumorose e, per poter registrare il sonoro, venivano chiuse dentro delle cabine insonorizzate, il che le rendeva pesantissime e difficili da spostare. Una cinepresa poteva arrivare a pesare 250 Kg. La Mitchell BNC usata nel film pesava solo, si fa per dire, una cinquantina di chili. Quarto potere è uno dei primissimi film in cui viene utilizzata questo tipo di cineprese e questo conferisce agli operatori una libertà di movimento che fino ad allora era sconosciuta! Oggi siamo abituati a steadicam, action cam e droni… Negli anni 40 fare tutti questi movimenti con una cinepresa era una sfida tecnica incredibile.
Welles mette la cinepresa su delle gru e fa costruire insegne e tavoli che si aprono in due, tutte cose alle quali lo spettatore di oggi non fa più caso perché sono tecniche poi usate in migliaia di altri film, ma che all’epoca non si erano mai viste.
Un’altra grande innovazione che arriva in quegli anni è una pellicola della Kodak ad alta sensibilità che permette di riprendere scene quasi in ombra, con pochissime luci, creando effetti drammatici mai visti prima.All’epoca la sensibilità di quella pellicola, più o meno 200 ISO, era considerata un miracolo della tecnologia fotografica.
Innovazione negli obiettivi
Toland usa un nuovo obiettivo grandangolare con un duplice effetto: da un lato deforma le immagini seguendo lo stile dei film espressionisti, caricando i visi in modo drammatico, dall’altro lato genera una grandissima profondità di campo. Mai si era visto un uso così pieno di significato della profondità di campo nelle inquadrature, in cui dal primo piano fino allo sfondo tutto è perfettamente nitido. Non è finita: Toland sfrutta anche quella che allora era una novità tecnologica ancora sperimentale e cioè il trattamento antiriflesso sulle lenti degli obiettivi, cosa che gli permette di filmare in pieno controluce. Non è un caso se il nome di Toland appare insieme a quello di Orson Welles nel cartello finale del film, un riconoscimento che non era mai stato dato ad un direttore della fotografia fino a quel momento.
Fondamentale l’uso di lenti particolari per ottenere effetti specifici.Toland utilizzò spesso obiettivi grandangolari che allargano il campo visivo e permettono di includere più elementi all’interno della stessa inquadratura. Questo, combinato con la profondità di campo, rende ogni elemento della scena importante per la narrazione. Lenti con capacità di valori di diaframma adeguati per garantire una buona profondità di campo vennero scelte da Toland per mantenere nitidi sia il primo piano sia lo sfondo. In alcune scene, per trasmettere disagio o intensificare l’effetto psicologico, furono usate lenti leggermente distorsive, che danno una percezione deformata della realtà intorno a Kane. Trattamento antiriflesso sulle lenti degli obiettivi per filmare in pieno controluce.
L’iperfocale è una tecnica di messa a fuoco che permette di avere a fuoco tanto il soggetto in primo piano quanto lo sfondo. La distanza iperfocale è quella particolare distanza di messa a fuoco che permette di ottenere la massima estensione della profondità di campo, fino all’infinito. Viene calcolata e quindi varia in base alla lunghezza focale del obiettivo e all’apertura impostata del diaframma. Con focali ampie, ossia grandangolare o super grandangolare (da 20mm in giù), sarà molto più semplice ottenere immagini completamente nitide con l’uso dell’iperfocale. Il secondo fattore da considerare in questa tecnica è il diaframma. Si ricorre alla chiusura del diaframma per aumentare la profondità di campo ma sempre considerando che più viene chiuso ai valori massimi, maggiori emergono i difetti della lente. Sappiamo infatti che generalmente le lenti lavorano meglio con diaframma nella fascia di valori tra f8 e f11.
“La grande profondità di campo, soprattutto in interni, è la vera novità tecnica di Quarto potere. Il deep focus o pan focus non è un semplice effetto ma una prospettiva cinematografica diversa e in buona parte nuova. Welles può presentare in una sola inquadratura gli elementi di una scena che sarebbero stati scomposti dal montaggio, disponendoli in uno spazio che appare infinito, secondo una ripartizione di piani drammatici e dinamici ricavati all’interno dello stesso campo visivo. In questo modo Welles propone un’alternativa al montaggio analitico, organizzando la composizione su più piani simultanei che mostra nel loro insieme anziché frammentare la scena in singoli dettagli e inquadrature ravvicinate. La composizione in profondità si può ammirare in tutta la sua precisa scansione prospettica durante la firma del contratto di tutela che lega il piccolo Kane al banchiere Thatcher: l’importanza decisionale dei personaggi è espressa in una scala di grandezza (la madre in primo piano, il padre intrappolato a metà quadro organizzato, e sullo sfondo la finestra oltre la quale si sente giocare il bambino) creata dal grado di vicinanza» Tommaso Iannini (Tutto cinema, De Agostini)
Le tecniche di ripresa furono innovative, senza effetti digitali. Carrellate lunghe e fluide, con la macchina da presa spesso in movimento, a seguire i personaggi o cambiando angolazione senza tagli evidenti. Questo conferisce al film una fluidità visiva che rispecchia la complessità della narrazione. Zoom e Movimenti Verticali vennero usati per enfatizzare particolari o aumentare la tensione drammatica (come nel famoso zoom sulla finestra della stanza di Kane o quella che passa attraverso il lucernario per presentarci la seconda moglie di Kane).
Una tecnica ricorrente in Citizen Kane, utilizzata per enfatizzare il potere e la grandezza del personaggio, furono le inquadrature dal basso verso l’alto. Questo tipo di inquadratura conferisce un senso di dominanza e monumentalità, soprattutto quando Charles Foster Kane è al culmine del suo potere. Molto utilizzate anche le inquadrature dal basso con soffitto visibile: Welles e il direttore della fotografia Gregg Toland utilizzarono soffitti visibili nelle scene (un’innovazione per l’epoca), donando un senso di claustrofobia e sottolineando l’ambiente opprimente. Nel film si possono scorgere anche angolazioni estreme, scelte per suscitare emozioni specifiche grazie all’uso di angolazioni insolite, e l’uso dei riflessi per esprimere complessità psicologica dei personaggi, grazie all’uso degli specchi.
Ma Citizen Kane è famoso anche per l’uso del piano sequenza, una tecnica che consiste nel girare una scena senza tagli, mantenendo la continuità dell’azione. Questo crea un flusso narrativo ininterrotto e permette allo spettatore di osservare tutti i dettagli della scena in un’unica inquadratura. Welles studia ogni dettaglio per comunicare attraverso le immagini. Anche la scelta del campo lungo non è casuale: lo vediamo per rappresentare la solitudine o l’isolamento di Kane, specialmente nelle scene di Xanadu, la sua immensa e vuota villa.
Il film non venne compreso immediatamente. A rendersi conto del valore del film saranno i critici, che a partire dagli anni 50 ne faranno un termine di riferimento per il cinema d’arte e dalla fine del decennio “Quarto potere” conoscerà una fortuna critica senza pari. La lista dei film e dei registi che sono stati influenzati da “Quarto potere” sarebbe quasi infinita. Quello che impressiona è come non solo il film influenzi lo stile di moltissimi nuovi registi che esordiranno da lì a qualche anno, dai francesi della Nouvelle Vague, ai registi americani ovviamente, agli autori di cinema noir, ma anche registi già affermati come per esempio Alfred Hitchcock o Carol Reed.
L’impatto delle tecniche di Toland sul cinema moderno è duraturo. La fotografia in Citizen Kane e il contributo innovativo di Toland ne fanno materia di studio per inquadrature, profondità di campo e scelte stilistiche e di illuminazione.