Anna Izzo

Sulle tracce di Ladyhawke

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“Finché il sole sorgerà e tramonterà, finché ci saranno il giorno e la notte. Per tutto il tempo che sarà loro concesso di vivere. Ti sei imbattuto in una tragica storia, Philippe Gaston. E ora, che tu lo voglia o no, sei perduto in essa, insieme a tutti noi.”

Queste furono le parole di Imperius. Unico sottofondo, l’ululare dei lupi e il crepitio del fuoco.

Rocca Calascio Anna Izzo Rocca Calascio poco prima del tramonto. Per lo scatto ho utilizzato una Canon Eos Mark III con obiettivo Samyang 14mm.
 

Questa è una delle parti che preferisco del film – squisitamente anni 80Ladyhawke, diretto da Richard Donner e girato in Italia tra le province di Parma, Piacenza, Cremona, Massa Carrara e soprattutto in alcune zone del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Tra i protagonisti del film troviamo Rutger Hauer, un giovanissimo Matthew BroderickMichelle Pfeiffer, consacrata all’epoca come una delle donne più belle al mondo grazie ai tratti perfetti del suo viso. Era il 1985 e da allora il film è divenuto un classico delle pellicole di quel periodo. Indimenticabile poi la colonna sonora del film, opera di Andrew Powell e del gruppo The Alan Parsons Project.

Tutto ha inizio da una rocambolesca fuga dalle terribili prigioni della fortezza di Aguillon, da cui Philippe (Gaston, “il topo”) evade per non essere giustiziato dal perfido Vescovo…

Ora, risaputo che mi piacciono i film anni 80, risaputo che mi piacciono il medioevo e i temi fantasy, risaputo che mi piace molto la natura… Non potevo non andare a Rocca Calascio (ovviamente, con la mia macchina fotografica).

Il viaggio – interamente in auto ed in compagnia di un manipolo di coraggiosi escursionisti fotografi (i bei tempi del mio trekking fotografico) – mi ha reso chiari i motivi di tanto successo e tanta curiosità (almeno da parte mia) per questi luoghi che, personalmente, ho trovato eccezionali. Sulla base di alcuni documenti pare che la fondazione della Rocca – dovuta probabilmente alla volontà di Re Ruggero d’Altavilla – risalga ad un periodo storico compreso tra il 1100 e il 1200. Si hanno sue notizie ufficiali “su carta” soltanto in un documento del 1239. A parte la storia centenaria della Rocca e la sua funzione da set cinematografico, a colpire realmente i visitatori credo siano le caratteristiche naturali dei territori circostanti e le distese di vegetazione e nuda roccia a perdita d’occhio. Molti i turisti che scelgono queste mete proprio per la tranquillità, l’aria pura e l’amore per l’escursionismo e la montagna.
 

Veduta unica, al tramonto | Parco nazionale del gran Sasso e dei Monti della laga Spettacolo disarmante, al tramonto | Parco nazionale del gran Sasso e dei Monti della Laga. Vista dallo sperone roccioso di Rocca Calascio.

Valli e cime innevate, piccoli borghi dal sapore medioevale arroccati tra le alture, varie tonalità di colore che si susseguono fino quasi a fondersi col cielo (e che cielo… Vi innamorerete di quei colori). L’aria è pulita e la notte si possono ammirare cieli stellati che tolgono il fiato. Fa freschino anche in estate (siete avvisati), ma basta abbigliarsi bene per godere pienamente delle bellezze locali.

Dormire e mangiare | Ci sono varie soluzioni per alloggiare in zona. I più coraggiosi partono in moto e alloggiano in tenda in grandi pianori e vallate a contatto totale con la natura ma potete scegliere delle camere e dei mini appartamenti tra casette d’epoca nel borgo disabitato di Calascio dove tra piccoli vicoli e portoni antichi ti senti proietttato – anche se solo per qualche attimo – nel secolo scorso. Ah, e poi i gatti. Gatti guardiani ovunque tra le finestrelle e i portoncini. Immagino in pieno inverno quanto possa essere bello e caratteristico alloggiare in una di quelle casette accanto al camino mentre fuori nevica. Dal punto di vista enogastronomico la parola d’ordine è ARROSTICINI. Per chi apprezza la carne qui si va sul sicuro. Troverete ovviamente molte prelibatezze per tutti i gusti. La chicca: formaggio pecorino spalmabile. Provatelo su fettine di pane caldo!

Dal punto di vista fotografico c’è l’imbarazzo della scelta. Con un grandangolo e un cavalletto affidabile è possibile catturare panorami stupendi e foto notturne interessanti, ma con qualsiasi attrezzatura è possibile portare a casa foto discrete dei borghi, della natura e soprattutto della Rocca che domina imponente la valle del Tirino e l’altopiano di Navelli. Abbiamo scelto di fotografare in tre momenti: alba, tramonto (golden hour) e in notturna a caccia della Via Lattea.

Anna Izzo L’emozione di essere lì, nonostante i 6° di temperatura e il vento freddo, è stata grande. Una luce spettacolare ha inondato ogni cosa. Consiglio musicale: Sigur Rós – Sæglópur | Rocca Calascio all’alba | Abruzzo, Italy

La chiesa di Santa Maria della Pietà all'alba La Chiesa di Santa Maria della Pietà con annesso oratorio cinquecentesco. Qui, all’alba (più o meno intorno alle 05:30 di mattino).La rocca al tramonto La Rocca al tramonto.Sentiero verso la chiesa di Santa Maria della Pietà all'alba Sentiero verso la chiesa di Santa Maria della Pietà al tramonto.Chiesa di Santa Maria della Pietà vista dalle mura della Rocca Chiesa di Santa Maria della Pietà vista dalle mura della Rocca.via lattea anna izzo Via Lattea ripresa dal pianoro col dettaglio di Santa Maria della pietà.

Dai 1.460 metri d’altezza della Rocca siamo passati ai 2.100 metri di Campo Imperatore, attraversando vallate e luoghi che per la prima volta mi hanno fatto apprezzare pienamente la montagna. Nonostante le poche ore di sonno e le tante ore di auto, sarei ripartita il giorno dopo soltanto per riempirmi gli occhi di quei colori e di quegli spazi così ampi.

Anna Izzo Relax. La strada per arrivare in cima è meravigliosa. Fermatevi spesso.Anna Izzo Non ero abituata a questi spazi. Cavalli selvaggi lungo il percorso.Anna Izzo E alla fine giungemmo al rifugio, una sorta di paradiso per i motociclisti. Stanchi, affamati, infreddoliti, abbiamo ritrovato ristoro (in tutti i sensi). Muri di ghiaccio lungo la strada intervallati da zone di verde erbetta e una vista spettacolare ci hanno accolto nel migliore dei modi.Anna izzo La cima.

Eccovi un itinerario base che ho preparato per chi ha amato Ladyhawke e vorrebbe visitare dal vivo alcune delle location utilizzate per la pellicola. Le immagini seguenti sono dei frame presi dal film sul web.

Rocca sforzesca di Soncino

Siamo in provincia di Cremona. La vediamo nelle prime scene del film quando Philippe Gaston fugge dalle prigioni fuggendo tramite le acque fognarie della Rocca nuotando fino alle sponde oltre la fortezza (non prima di aver derubato una delle guardie). Posta a poca distanza dal confine con lo Stato Pontificio, venne eretta a partire dal X secolo e rafforzata da Francesco Sforza.

Castello di Torrechiara

Philippe Gaston, fuggito dalle prigioni, si allontana da Aguillon – rappresentato dallo splendido Castello di Torrechiara sullo sfondo – e si nasconde dal manipolo di guardie a cavallo che parte alla sua ricerca. Posto su una collina a 18 km da Parma, unisce elementi del medioevo a quelli del Rinascimento italiano.

Castell’Arquato

Comune italiano a 30 km da Piacenza in Emilia-Romagna il cui centro storico è sviluppato sulla riva sinistra del torrente Arda. Il piccolo borgo medioevale ha subito pochissimi rimaneggiamenti arrivando quasi intatto fino ad oggi. Parti del film – la scena della processione tenuta dal vescovo e altri spezzoni – sono stati girati proprio qui.

Basilica di San Pietro di Tuscania

L’interno della Chiesa, di tipo romanico, ricostruito a Cinecittà, è stato usato per le scene finali del film. La Chiesa fu inoltre utilizzata nei film “L’Armata Brancaleone” del regista Mario Monicelli, “Otello” di Orson Welles, “Uccellacci e Uccellini” di Pier Paolo Pasolini, “Francesco” di Liliana Cavani e “Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli. Imperdibile.

Appena saprò quali zone e passi montuosi – probabilmente sulle Dolomiti o zona Appennini – sono state utilizzate per le scene all’aperto, aggiornerò il Post.

È l’ora in cui le cose perdono la consistenza d’ombra che le ha accompagnate nella notte e riacquistano poco a poco i colori, ma intanto attraversano come un limbo incerto, appena sfiorate e quasi alonate dalla luce: l’ora in cui meno si è sicuri dell’esistenza del mondo.
(Italo Calvino)

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